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Tommaso Ferrero della Marmora (1768-1832)
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Nasce l’11 gennaio 1768 a Torino
Decimo degli undici figli di Ignazio e di Cristina San Martino d’Agliè e di San Germano


5016_TommasoFerreroLaMarmoracopiaTommaso Ferrero della Marmora, ultimo dei fratelli di Celestino e zio dei generali La Marmora, nasce a Torino e viene avviato alla carriera di corte fin dalla tenera età col fratello Michele in quanto la madre Cristina di San Germano era dama d’onore; a nove anni è paggio del re e nel 1784 ricopre lo stesso incarico per la regina del Piemonte. Inizia presto anche la carriera militare e nel 1776, a otto anni, è porta stendardo dei dragoni della Regina, quindi diventa, giovanissimo, luogotenente e capitano di compagnia nello stesso corpo; nel 1787, a 19 anni, diventa gentiluomo di bocca del re Vittorio Amedeo III di Savoia. Ma l’evento decisivo nella vita di Tommaso arriva nel 1798 quando il fratello Celestino viene a sapere, attraverso lo zio materno, il balivo di Malta Raimondo di San Germano, che è in itinere un accordo con i generali francesi che consegnerà il Piemonte a Napoleone. Celestino si rende conto che, per assicurare la sicurezza della famiglia in futuro, mettendola al riparo dalle svolte del potere, è necessario rimanere legati alla corte dei Savoia nonostante per questa si stia profilando l’esilio. Celestino però ha tredici figli cui pensare e non può lasciare il Piemonte, quindi propone il fratello trentenne e celibe Tommaso per questa missione di fedeltà. L’operazione ha successo e nel 1799 Tommaso viene promosso scudiere della regina e parte con la corte per la Sardegna; da qui seguirà i Savoia a Poggio Imperiale, ospiti del Granduca di Firenze e, dopo la battaglia di Marengo (1800), a Roma, Frascati e quindi a Napoli. Celestino paga una pensione al fratello perché resti accanto ai Savoia e testimoni la fedeltà della famiglia Ferrero della Marmora al casato.
Gli anni che seguono al 1802, data dell’annessione del Piemonte alla Francia di Napoleone, saranno per Tommaso pieni di dubbi e incertezze; da un lato, vorrebbe poter rientrare in patria dalla famiglia ma, dall’altro, comprende che restare accanto ai Savoia rappresenta una sorta di “garanzia” che, a suo tempo, darà buoni frutti per i congiunti rimasti in Piemonte. Quando a Napoli, nel 1802, muore la regna Clotilde e il re Carlo Emanuele IV, malato e debole, abdica, Tommaso decide alla fine di restare accanto ai Savoia e, con l’aiuto dei fratelli Celestino e Carlo Vittorio, ottiene dall’ambasciatore francese a Roma il documento che gli consente di non essere richiamato in Piemonte come era stato stabilito dall’imperatore in quegli anni.
Tommaso sacrifica la sua vita per restare accanto a un re che non è più tale; lo segue anche quando Carlo Emanuele IV, ormai debole e malato, si ritira nel Noviziato di Sant’Andrea dei gesuiti a Roma dove muore nel 1819. Soltanto in quell’anno, quando ormai ha 51 anni, Tommaso riesce finalmente a tornare a Torino. Qualche anno prima, nel 1815, era stato nominato maggiore generale delle Regie Guardie da Vittorio Emanuele I e, per breve tempo, aveva sperato di poter far ritorno in patria ma lo stesso sovrano gli aveva chiesto di restare accanto a Carlo Emanuele, ormai cieco e malato.
Il sacrificio di Tommaso però viene premiato da una somma notevole di onorificenze: è Gran Croce dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, cavaliere dell’ordine di Leopoldo per volontà dell’imperatore Francesco I e ottiene il cavalierato di Sant’Anna dall’imperatore Alessandro di Russia. Riceve inoltre da Carlo Felice, nel 1821, il Collare dell’Annunziata e nel 1822 diventa cavaliere d’onore della regina Maria Cristina. Nel 1824, con il nipote Edoardo, Tommaso segue la corte nei suoi viaggi in Savoia e viene incaricato di concludere l’acquisto e avviare il progetto di trasformazione dell’abbazia di Altacomba, in Francia, nel mausoleo dei Savoia. Sarà un’impresa che ispirerà i nipoti nel recupero della basilica di San Sebastiano a Biella dove verranno traslate tutte le salme della famiglia Ferrero della Marmora.
Ancora una volta, nel 1830, nonostante la malattia che lo aveva colpito l’anno prima e portato vicino alla morte, Tommaso si mette in viaggio al seguito dei Savoia che si spostano a Nizza; da qui, nello stesso anno segue la regina, rimasta vedova, a Napoli. Due anni più tardi, nel 1832, Tommaso muore nella città partenopea a 64 anni; le notizie che gli erano giunte dal Piemonte sulla morte del primogenito del nipote Edoardo e delle cattive condizioni di salute del nipote Carlo Emanuele gli renderanno amari gli ultimi anni di vita. Il corpo di Tommaso viene imbalsamato e deposto nella cripta della reale arciconfraternita di San Ferdinando di Palazzo a Napoli; da qui, per iniziativa del nipote Edoardo, la salma sarà fatta rientrare, via mare, a Genova e quindi trasportata e sepolta nella basilica di San Sebastiano a Biella.
Il suo fulgido esempio di fedeltà ai Savoia resta nella storia della famiglia come un modello cui si ispireranno le nuove generazioni; il nipote Carlo Emanuele, figlio di Celestino, seguirà le orme dello zio nel servizio fedele a re Carlo Alberto. Tommaso, rimasto per vent’anni accanto a Carlo Emanuele IV, di cui fu anche confidente e segretario negli anni della cecità, riporterà in Piemonte uno straordinario epistolario di corte e numerosi, importanti documenti che si aggiungeranno all’archivio di palazzo La Marmora.

Biografia trascritta e adattata dal testo originale: Pompeo Litta, “Storia delle famiglie celebri, voce sui Ferrero di Biella", Torino 1840.
Nella foto: SCUOLA PIEMONTESE DEL PRIMO XIX SECOLO - Cavaliere Tommaso Ferrero della Marmora (1768 - 1832). Olio su tela, cm 71 x 57. Biella, Archivi Alberti La Marmora..
 

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