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Guglielmo Mori Ubaldini degli Alberti La Marmora (1900-1964)
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Sposa il 12 maggio del 1945 Marilina Cavazza

Guglielmo nasce a Torino il 14 gennaio 1900, primogenito dei tre figli di Mario Mori Ubaldini degli Alberti e di Enrichetta La Marmora.

Quello stesso anno, a marzo, il re Umberto I emette un “motu proprio” nel quale dispone che il titolo di marchese della Marmora sia trasmissibile per via femminile ai maschi primogeniti. Guglielmo nella sua vita attenuò la visibilità di questo cognome e di fatti è conosciuto come scrittore come Guglielmo Alberti. D’altra parte anche suo padre Mario Mori Ubaldini degli Alberti aveva scelto di firmare i suoi scritti di storia del Risorgimento firmandosi Mario degli Alberti.

Nel 1918 è arruolato volontario e allievo della Scuola di Cavalleria ma in seguito alla morte del padre, avvenuta il 22 agosto di quell’anno, Guglielmo lascia e nel 1919 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Torino dove resterà iscritto presumibilmente fino al 1923. Nel 1920 muore di polmonite il fratello Giulio che era nato nel 1904.
Nel 1922 avviene l’incontro cruciale con Piero Gobetti cui lo presenta l’amico Alessandro Passerin d’Entréves ed inizia i contatti con l’ambiente della “La rivoluzione liberale” e di “Primo Tempo” la rivista letteraria di Giacomo Debenedetti con la quale collaborerà. Nell’ambiente conosce Sergio Solmi, Natalino Sapegno ed Eugenio Montale. In quell’atmosfera nasce la terza importante amicizia della sua vita, dopo quelle con Passerin d’Entréves e Gobetti, quella con Umberto Morra di Lavriano che sarà una figura importante per la sua formazione. Gugliemo Alberti coltiva da allora la sua vocazione di critico e scrittore che lo porterà, negli anni successivi, anche a occuparsi di cinema con Emilio Cecchi e Mario Soldati. Nel 1924 incontra a Pontigny André Gide e prende contatti con letterati di tutta Europa. Sono anche gli anni dove sviluppa il suo forte pensiero antifascista. Sempre nel 1924 inizia a collaborare con la rivista “Il Baretti”, fondata da Piero Gobetti su cui pubblicherà articoli di critica letteraria e cinematografica a firma Oreste. Nel 1925 stringe rapporti con Bernard Berenson di cui sarebbe stato ospite abituale nella villa dei Tatti presso Firenze. Dal 1926 inizia la collaborazione con la rivista “Solaria” e dopo la morte di Gobetti si impegna per dare continuità a “Il Baretti”. Esce il suo romanzo “Oreste. Cronache di moralità provvisoria a cura di Pilade”.
Nel 1923 la sorella Raffaella, nata nel 1910, prende i voti nell’ordine delle Missionarie Francescane di Maria, scelta che la porterà a passare la maggior parte della sua vita in Sud America. Questa scelta viene vissuta in maniera traumatica dalla madre Enrichetta e Guglielmo svolge un ruolo cardine nel rapporto tra le due donne.
Sempre nel 1923 Guglielmo va a Roma per collaborare con Emilio Cecchi come aiuto direttore per il film dal titolo provvisorio “Soggetto Trentatrè”. Dieci anni dopo comincerà la sua carriera nel cinema a fianco di Camerini e Soldati scrivendo la sceneggiatura di “Cento di questi giorni” e “T’amerò per sempre”. Nel 1940 è assistente alla regia ancora con Camerini per “Una romantica avventura” e nel 1942 ricopre lo stesso incarico accanto al regista Mario Soldati per il film “Malombra”.
Dal 14 settembre 1943 al luglio 1945 vive in Svizzera a Friburgo dove coltiva rapporti politici e letterari con rifugiati antifascisti italiani come Adriano Olivetti, Gianfranco Contini e Luigi Einaudi. Nel 1945 incontra a Ginevra Marilina Cavazza che già conosceva e la coppia si sposa Friburgo nel maggio dello stesso anno. Dal matrimonio nasceranno tre figli: Giulia Benedetta nel 1946, Natalia nel 1948 e Francesco nel 1950. Sempre nel 1945 collabora da febbraio ad aprile a “Cultura e Azione”, inserto del Dovere di Bellinzona fondato da Contini. Nello stesso anno la famiglia si stabilisce a Firenze ma si mantiene il legame con Biella dove la famiglia torna ogni estate. Nel 1950 pubblica i suoi articoli nel volume “Fatti personali”. Oltre a collaborare a varie riviste politiche e letterarie, dedica molte risorse all’educazione dei figli e approfondisce il suo impegno cattolico nel segno di quello che viene chiamato il “cattolicesimo del dissenso”, un impegno condiviso dalle moglie Marilina.
Guglielmo Alberti muore per un ictus a Firenze il 18 maggio 1964 ed è sepolto nella tomba di famiglia a Torino. Pochi giorni dopo la sua morte esce la monografia “Alessandro Manzoni”, pubblica da Garzanti sia come saggio a se stante, sia come voce nella Storia della Letteratura diretta da Natalino Sapegno. Negli stessi mesi esce nell’Approdo Letterario il primo capitolo della sua autobiografia “Ricordi e caratteri” rimasta incompiuta.
Nel 2001 si è tenuto a Biella, per iniziativa del figlio Francesco, il convegno “Guglielmo Alberti. Un itinerario nella cultura del ‘900” organizzato dal Comitato per il centenario della nascita di Piero Gobetti, dal Centro Studi Piero Gobetti di Torino, dalla Regione Piemonte, dalla Città di Biella e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Gli atti del convegno e altri testi su Guglielmo Alberti sono raccolti nel volume “Un umanista del ‘900. Scritti su e di Guglielmo Alberti” curato da Ersilia Alessandrone Perona e Francesco Alberti La Marmora e pubblicato da Mazzotta nel 2005.
 

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