Teresio Maria Carlo Vittorio Ferrero della Marmora (1757-1831) |
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Nasce il 16 ottobre 1757 a Torino. Quarto degli 11 figli di Ignazio e di Cristina San Martino d’Agliè e di San Germano Carlo Vittorio Ferrero della Marmora nasce a Torino nel 1757, figlio del marchese Ignazio Ferrero della Marmora, fratello di Tommaso e Celestino, zio dei quattro generali. La vocazione religiosa si manifesta a tredici anni e nel 1775, a diciotto, ottiene il grado di magistero dopo aver studiato filosofia nel Collegio dei Nobili; quattro anni più tardi si laurea in utroque jure a Torino e a novembre diventa rettore dell’università. L’ordinazione sacerdotale arriva nel 1781 e nel 1784, scelto da Vittorio Amedeo III, diventa regio elemosiniere. Nel 1796 viene nominato vescovo di Casale da Pio VI e nel 1805, dopo il concordato firmato nel 1801 che riduceva il numero delle diocesi, viene trasferito nella nuova diocesi di Saluzzo e Pinerolo. Nello stesso periodo, morto il fratello Celestino nel 1805, Carlo Vittorio diventa con la cognata Raffaella un punto di riferimento per la numerosa famiglia Ferrero della Marmora. Gli anni della dominazione francese in Piemonte sono un periodo sofferto per il vescovo Carlo Vittorio che, nonostante si fosse allineato alle direttive del nuovo governo come la maggior parte degli ecclesiastici subalpini, aveva mantenuto una posizione defilata e critica nei confronti di Napoleone. Durante i moti antifrancesi del 1799 nell’Alessandrino e nel Monferrato viene addirittura preso in ostaggio per una notte e portato alla cittadella di Alessandria da dove verrà rilasciato il giorno successivo e accompagnato a casa della marchesa Ghillini. Quando, dopo il concordato, i vescovi diventano funzionari pubblici, l’imperatore dei francesi concede loro titoli nobiliari e Carlo Vittorio ottiene quello di barone; un beneficio che concilia la sua posizione nei confronti della Francia ma che non fa cessare del tutto l’ostilità. In attesa che il vento politico cambi, Carlo Vittorio non perde l’occasione di aiutare il cardinal Pacca, imprigionato nel forte di Fenestrelle, e appoggia la posizione anti-napoleonica del Papa. Una scelta che darà i suoi frutti in termini di carriera perché il 27 settembre 1824 papa Leone XII lo eleva al rango di cardinale. Dopo una vita passata ad aiutare gli indigenti e i sofferenti, muore povero il 30 dicembre 1831 nell’abbazia di San Benigno di Fruttuaria (Torino), lasciando passiva la sua successione che viene accettata dai nipoti Alessandro e Alfonso in onore della sua memoria. La figura di Carlo Vittorio è quella tipica dell’erudito settecentesco dai molti interessi. Si dedica molto presto allo studio della genealogia e le sue ricerche negli archivi familiari saranno una base importante per tutti coloro che, nelle generazioni successive, metteranno mano al riordino delle carte. Si dedica anche alla letteratura: nel 1783 scrive un saggio di memorie sulla vita del cardinale Allemandi che gli vale l’ingresso nella Patria Società Letteraria ed è segretario e revisore per tre anni della Biblioteca Patria; nel 1786 è ammesso al Collegio di Belle Lettere e Filosofia e collabora con Carlo Tinivelli alla biografia Piemontese. Compila anche la voce relativa alla storia di Masserano per il progettato Dizionario Corografico degli Stati di sua Maestà che però non viene dato alle stampe. Nel 1787 produce il manoscritto Memorie storico-genealogiche della discendenza Acciaroli originaria della città di Brescia e trasmigrata e propagata parte in Firenze e parte col nome di Ferreri in Lombardia e principalmente in Biella nel Vercellese. Compilate dall’abate Carlo Vittorio Ferrero della Marmora da documenti autentici e privati delle casate Acciaroli e Ferreri e da libri stampati. Altro manoscritto che sarà poi continuato dal nipote Edoardo, suo emulo e grande estimatore è Genealogia della casa Ferrera sia dell’uno che dell’altro Ramo fatta e scritta da monsignor Carlo Vittorio Ferrero della Marmora. Si interessa inoltre di numismatica e acquisisce una competenza che sarà riconosciuta da esperti dell’epoca come Guid’Antonio Zanetti, Giorgio Viani e il cavalier Ciangi. Importante è il ruolo di guida che il cardinale Carlo Vittorio assume all’interno della famiglia La Marmora, soprattutto dopo la morte del fratello Celestino nel 1806. Negli anni precedenti, a partire dal 1802, le entrature di Carlo Vittorio aiutano il fratello minore Tommaso ad evitare il rimpatrio in Piemonte voluto da Napoleone per tutti i nobili torinesi. In questo modo Tommaso può restare al seguito dei Savoia in esilio e garantire così la continuità del legame tra i reali subalpini e la famiglia La Marmora. Il cardinale Carlo Vittorio è anche preso a modello dal nipote Edoardo che si dedicherà, su sua ispirazione, al riordino delle carte degli archivi familiari. Lo zio interviene anche ad aiutare Edoardo quando, durante un acquartieramento a Saluzzo, mette incinta una ragazza: Carlo Vittorio paga una dote alla ragazza perché riesca a trovare marito e non avanzi pretese sul giovane La Marmora. Edoardo sarà molto grato per questo appoggio e prometterà allo zio di tenere una condotta morale irreprensibile per gli anni a venire. Biografia trascritta e adattata dal testo originale: Pompeo Litta, “Storia delle famiglie celebri, voce sui Ferrero di Biella", Torino 1840. Nella foto: SCUOLA ITALIANA DEL XIX SECOLO - Cardinale Carlo Maria Vittorio Teresio Ferrero della Marmora (1757 - 1831), 1829. Olio su tela, cm 101 x 74. Biella, Archivi Alberti La Marmora. |