Alessandro La Marmora |
La perseveranza la conoscenza la fedeltà il senso dello Stato
Alessandro Ferrero della Marmora (1799-1855) Alessandro nasce a Torino il 27 marzo 1799
Nel 1809 a dieci anni, grazie all’intervento della madre, diventa paggio alla corte del principe Camillo Borghese, un incarico che, secondo l’imperatore Napoleone, doveva toccare soltanto ai figli delle famiglie nobiliari subalpine più influenti. Nel 1814, a 15 anni, rientra nell’esercito piemontese come sottotenente soprannumerario nel reggimento dei Granatieri Guardie e diventa sottotenente effettivo nel 1815; in quell’anno partecipa alla campagna di Grenoble prendendo il posto di un portabandiera e si ferisce gravemente per l’esplosione di una fiaschetta di polvere da sparo. Nel 1816 viene nominato sottotenente dei Granatieri scelti e nel 1817 luogotenente d’ordinanza. Nel 1821, a 22 anni, combatte a Novara con le truppe agli ordini del generale Sallier de la Tour e gli viene conferita la croce di giustizia dell’Ordine Mauriziano. Nel 1831 presenta il primo progetto per la creazione del corpo dei Bersaglieri che viene istituito dal re nel 1836; nel 1844, Alessandro è colonnello comandante dei Bersaglieri e partecipa alla prima Guerra di Indipendenza dove avviene il battesimo del fuoco per il nuovo corpo militare; sul ponte di Goito, nel 1848, Alessandro ha 49 anni quando riceve un proiettile in faccia che gli frattura la mascella. A luglio del medesimo anno viene promosso maggiore generale. L’anno successivo, nel 1849, diventa capo dello stato maggiore generale dell’armata ed è ispettore dei Bersaglieri; per la partecipazione alle battaglie di Mortara e Novara riceve la medaglia d’argento al valor militare. Sempre nel 1849 si sposta a Genova dove prende il comando della divisione di stanza nella città ligure e a disposizione del fratello Alfonso, regio commissario inviato a sedare una rivolta antimonarchica. Nel 1852 Alessandro è comandante effettivo della divisione militare di Genova e nello stesso anno il re Vittorio Emanuele II lo promuove luogotenente generale. Nel capoluogo ligure Alessandro resta fino al 1854, anno in cui sposa Rosa Roccatagliata vedova Rati Opizzoni. A 56 anni, nel 1855, è luogotenente generale al comando della seconda divisione del corpo d’armata inviata in Crimea dove già si trovava il fratello Alfonso, comandante supremo del contingente del Regno di Sardegna in Oriente. Le truppe dei Savoia, grazie alle manovre diplomatiche di Cavour, introdotte da Alfonso La Marmora, si uniscono ai contingenti turchi, inglesi e francesi contro la Russia. Insieme ai due fratelli c’erano anche altri due membri della famiglia: la moglie di Alfonso, Giovanna Bertie Mathew, e il nipote Vittorio, figlio del fratello Carlo Emanuele, che come ufficiale di Marina aveva il comando del porto di Balaklava. Alessandro e i Bersaglieri partono da Genova per la Crimea il 19 maggio del 1855 sulla pirofregata Costituzione che impiegherà dieci giorni a raggiungere Balaklava. Nei mesi successivi l’epidemia di colera si diffonde rapidamente tra le truppe piemontesi tanto che, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, il numero dei morti quadruplica. Alessandro La Marmora comincia a star male il 4 giugno e muore nella notte tra il 6 e il 7 su un letto da campo a Kadikoi, come uno qualsiasi dei suoi soldati. La salma viene sepolta poco distante dall’accampamento ma sarà poi traslata due volte e ricomposta nel cimitero della marina di Balaklava dove furono sepolti altri comandanti della guerra in Crimea. La salma sarà rimpatriata in Italia nel 1911 con una grandiosa manifestazione e sepolta a Biella nella cripta La Marmora nella basilica di San Sebastiano. La morte per colera ha un antefatto singolare: Alessandro aveva scritto una memoria sui modi di cura e prevenzione di questa malattia mentre era comandante della Divisione Militare di Genova e in città infuriava un’epidemia. Il corpo dei Bersaglieri, fondato da Alessandro La Marmora, viene istituito ufficialmente dal re Carlo Alberto il 18 giugno 1836. Alessandro aveva cominciato a lavorare sul progetto di fondazione di un nuovo corpo militare nel 1831. Come il fratello Alfonso aveva viaggiato a lungo in Europa per studiare i corpi militari esistenti e capire quali innovazioni potevano essere necessarie. Alessandro si ispira principalmente agli Chasseurs des Alpes con l’intento di creare un gruppo militare capace di muoversi velocemente e a piccoli gruppi su terreni particolarmente difficoltosi. La sua idea però non piace alle alte gerarchie militari del suo tempo che ancora non avevano abbandonato i modelli strategici del Settecento. Fino a quel momento, la guerra era stata infatti uno scontro frontale di eserciti che si muovevano con precisi rituali e procedure dettati da rigidi schemi gerarchici. Alessandro, con la sua idea dei Bersaglieri, rompe con questa tradizione secolare e immagina i Bersaglieri dell’epoca come i marines del nostro tempo, cioè come un corpo d’assalto specializzato, destinato a entrare in battaglia sui terreni più difficili, caratterizzato dalla velocità, dalla snellezza di manovra e prontezza di intervento. Alessandro, come testimoniano le vicende biografiche qui accennate, dedicò tutta la sua vita alla causa militare e non ebbe incarichi di tipo politico né svolse attività nella società civile. Nel 1821, a 22 anni, Alessandro La Marmora riceve la croce dell’Ordine Mauriziano per essersi distinto nei combattimenti di Novara. Otterrà anche la Medaglia d’Argento al Valor Militare per aver combattuto a Novara e Mortara, la Medaglia Piemontese della guerra di Crimea e sarà Cavaliere d’onore e devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta. Anche nella vita di Alessandro grande peso ebbero gli intensi rapporti con i numerosi fratelli e sorelle, in particolare con Alberto, Alfonso, Carlo Emanuele con cui condivise l’esperienza nell’esercito. Nel 1854, a 55 anni, un anno prima della partenza per la Crimea dove troverà la morte, Alessandro La Marmora sposa Rosa Roccagliata già vedova Rati Opizzoni, conosciuta a Genova mentre era a riposo dopo una caduta da cavallo. La coppia non avrà figli. La vita di Alessandro La Marmora è un insieme di genialità e sfortuna. Egli è, a differenza dei fratelli generali che si occuperanno anche di politica e di studi, un militare puro e ha la soddisfazione di veder realizzato il suo progetto di riforma dell’esercito e di creazione di un nuovo corpo. Ma la sua vita è costellata di episodi gravi e dolorosi: dalla ferita di guerra del 1848 che è preceduta da incidenti simili e che lo sfigura per sempre, al matrimonio contratto in tarda età e destinato a finire, dopo solo un anno con la sua morte, senza lasciare eredi. Alessandro è anche il personaggio della famiglia La Marmora attorno al quale si crea una mitizzazione legata alla sua immagine di “papà Sandrin”, il padre dei Bersaglieri. Le celebrazioni in memoria di Alessandro iniziano, infatti, già qualche anno dopo la sua morte quando il fratello Alfonso fa sistemare una statua in bronzo nel giardino della casa che aveva costruito, lungo la futura via Cernaia di Torino, sul terreno assegnatogli in dono dalla Camera dei Deputati per i meriti di guerra. Nel 1858, nella stessa zona della città, viene costruita la caserma dei Bersaglieri e nel 1886 viene fondata l’Associazione Nazionale Bersaglieri. I molti momenti difficili da lui vissuti, sia come uomo sia come soldato, hanno contribuito ad ispirare un senso di partecipazione e familiarità, oltre che a consolidare quel sentimento di fedeltà al fondatore che ancora oggi caratterizza il corpo dei Bersaglieri e l’Associazione Nazionale Bersaglieri. La salma di Alessandro La Marmora è trasportata in Italia, con grandi celebrazioni, nel 1911 in occasione delle celebrazioni per il 75° di fondazione dei Bersaglieri e del 50° dell’unità d’Italia. Si tratterà, per certi aspetti, di una delle prime grosse operazioni mediatiche “in diretta” per l’epoca perché viene seguita, passo dopo passo, da tutti i mezzi di comunicazione disponibili. Il trionfo con cui il fondatore dei Bersaglieri viene accolto diventa funzionale alla propaganda della macchina di guerra nazionalista che si sta preparando in vista del 1915. Grazie a questo fervore patriottico, la cripta La Marmora nella basilica di San Sebastiano in Biella diventa, per la prima volta, un luogo di culto pubblico delle memorie patrie. Negli anni successivi la sezione di Biella dei Bersaglieri assume il ruolo di custode della tomba del fondatore e svolge una serie di attività ricorrenti come la celebrazione annuale che si tiene all’Epifania. Nella cripta La Marmora in San Sebastiano a Biella sono sepolti anche i fratelli Carlo Emanuele, Alberto e Alfonso. [ per maggiori informazioni su "La Cripta La Marmora”: vedi scheda ] |