Un FestivalLungo a Palazzo La Marmora |
FestivaLungo è il nome del programma di eventi promosso da Francesco Alberti La Marmora che avranno sede a Palazzo La Marmora nel 2016. Il programma darà l’avvio ad una nuova fase delle attività culturali in coincidenza con la conclusione del restauro della facciata.
All’interno di FestivaLungo saranno presenti campi di attenzione differenti, dalla musica alla letteratura, dalla psicologia alla medicina, senza trascurare gli ambiti per i quali Palazzo La Marmora rappresenta un centro riconosciuto non solo in Italia: i Beni culturali e il Paesaggio.
Un intreccio di numerose sensibilità che ha lo scopo di restituire un luogo di cultura aperto e ospitale alla comunità biellese e non solo.
Dichiara in proposito Francesco Alberti La Marmora:
“Da 30 anni Palazzo La Marmora ospita attività di vario tipo; quest’anno a sottolineare il forte significato di restituzione alla collettività che assume il restauro della facciata Settecentesca, ho deciso di promuovere la realizzazione di un calendario di iniziative con una formula innovativa ma al contempo capace di proseguire nel ruolo che questo luogo ha assunto nel corso degli anni nella comunità. Al rinnovo della facciata è stato naturale accompagnare l’avvio di un rinnovato modello di proposte culturali quale è FestivaLungo”.
La scelta del nome fa riferimento a una differente concezione di Festival, evento capace di contenere e connettere numerosi percorsi al suo interno ma, solitamente, concentrato in pochi giorni: a Palazzo La Marmora nel 2016 muterà la durata dei normali Festival, in questo caso capace di abbracciare un’intero anno (da qui, “Lungo”). Non muta, tuttavia, la volontà di ospitare differenti argomenti e offrire così altrettanti punti di vista e spunti di confronto.
Il programma di FestivaLungo è a cura di Marco Cassisa e ideato e realizzato con Elena Gallo (Centro Studi Generazione e Luoghi), Moreno Miorelli (Stazione di Topolò - Postaja Topolove), Francesco Alberti La Marmora. Tutti gli appuntamenti saranno ad offerta libera
Giovedì 24 marzo - World TB Day / Giornata Mondiale della Lotta alla Tubercolosi
ToBe Continued…48 concerti in 24 ore - settima edizione
Ad aprire il programma di FestivaLungo2016 un evento internazionale di grande rilievo: sarà infatti Palazzo La Marmora il primo dei due luoghi in Italia ad ospitare un appuntamento della 24 ore di musica non stop realizzata per sensibilizzare a livello globale la popolazione sulla lotta alla TBC. Si esibiranno i Quinta Rua, gruppo musicale folk biellese che propone musica tradizionale piemontese e francese, con un concerto appositamente preparato per To Be Continued e FestivaLungo. Durante la serata, FestivaLungo ha l’onore di ospitare il Dr. Mario Raviglione (dal 2003 Direttore del Programma Globale sulla Tubercolosi presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS) per un intervento sui risultati della lotta alla Tubercolosi e gli sviluppi del Programma OMS 2016 “Unite to end TBC”.
Programma
Ore 20 - Accoglienza e presentazione dell’evento To Be Continued…
Ore 20.30 - Concerto Quinta Rua (trasmesso in diretta mondiale streaming)
Ore 21.00 - Intervento sulla Giornata Mondiale della Lotta alla Tubercolosi a cura del Dr. Mario Raviglione Direttore del Programma Globale sulla Tubercolosi presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 2003.
Ore 21.45 - Seconda parte del concerto dei Quinta Rua |
Nuovo libro di Jona presentato a Palazzo La Marmora |
Il nuovo libro di Emilio Jona "Il celeste scolaro" è presentato a Palazzo La Marmora martedì 10 novembre alle 18. Introduzione e moderazione sono affidate a Francesco Alberto La Marmora, interverrà poi Bruno Gambarotta.
"Presentato al Salone del Libro di Torino nel maggio 2015" scrive Francesco Alberti La Marmora "il libro ha raccolto recensioni sulle più importanti testate italiane ed è stato presentato nelle principali città italiane. Dopo la presentazione di Biella sarà presentato anche Milano e a Trieste. Al centro del libro sta il tentativo del libraio antiquario ebreo Emanuele Almansi di uccidere il figlio Federico e se stesso. Decisione maturata di fronte alla constatazione dell’emergere nel giovane della malattia mentale che ne aveva colpito il nonno.
Nella maggior parte delle recensioni emergono due aspetti: da un lato il tentato omicidio del figlio, dall’altro il fatto che Federico Almansi, fanciullo di bellezza folgorante, ha avuto nella sua prima adolescenza un legame molto intenso con Umberto Saba, si è cimentato con la poesia e la letteratura e ha combattuto come partigiano.
Certamente il grande poeta triestino svolge un ruolo chiave in questa vicenda, ma vorrei porre in evidenza anzitutto lo sguardo ravvicinato e partecipante con il quale Jona racconta le forme della malattia mentale: la schizofrenia, infatti, conduce questo giovane uomo nello squallore degli ospedali psichiatrici e progressivamente lo isola dal mondo.
Inoltre il fatto che la malattia mentale riguardi altri due personaggi del libro, il padre Emanuele Almansi e Domenico, fa si che questo libro oltre a narrare le vicende dei tre uomini metta anche al centro la malattia mentale e le dinamiche che la sua presenza determina nella vita delle famiglie.
La complessa vicenda che si snoda nelle pagine de Il celeste scolaro fa emergere anche una descrizione del mondo della media borghesia ebrea tra Piemonte e Lombardia nel periodo tra le due guerre. In questa raffigurazione Jona tratteggia numerosi personaggi, sensali, commercianti, rabbini e dà spazio al grande peso ricoperto delle figure femminili, che in più casi sono quelle che dirigono le attività commerciali. Affiora inoltre il legame con Biella.
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Mostra su Cavour e La Marmora al castello di Santena |
Domenica scorsa il sindaco di Torino Fassino, accanto al dott. Nerio Nesi, Presidente della Fondazione Cavour, ha tagliato il nastro al Castello di Santena alla presenza di alcune centinaia di persone. Sono stati inaugurati il Palazzo delle Scuderie, dopo ampi lavori di restauro, e la mostra “Amici per l’Italia. Cavour e La Marmora tra diplomazia ed esercito”, interamente organizzata dalla Fondazione Cavour, in collaborazione con il Centro Studi Generazioni e Luoghi di Biella, allestimento e catalogo di E20Progetti.
Aperta al pubblico anche una sala dedicata a cinque statisti piemontesi per l’Italia unita (Cavour, La Marmora, Sella, Giolitti ed Einaudi), nella quale campeggiano i ritratti di Alfonso La Marmora e Quintino Sella e due immagini di Biella, loro città di origine.
E’ stata costituita infatti l'associazione “Comunità dei luoghi e delle memorie degli Statisti Piemontesi per l’Italia” alla quale hanno formalmente aderito il centro studi Generazioni e Luoghi, la Fondazione Sella e la Città di Biella.
Il legame e la collaborazione con la Fondazione Cavour e l’adesione alla “Comunità dei luoghi e delle memorie degli Statisti Piemontesi per l’Italia” costituiscono per i soggetti biellesi una nuova apertura all’esterno: opportunità di dialogo e di collaborazioni nell’organizzazione di eventi e operazioni di valorizzazione con le realtà culturali di Torino.
Alla cerimonia erano presenti Diego Presa, Vice-Sindaco della Città di Biella, Francesco Alberti La Marmora, presidente di Generazioni e Luoghi, Silvia Cavicchioli, direttrice di Generazioni e Luoghi e curatrice, con Pierangelo Gentile, della mostra.
Questa inaugurazione è avvenuta in occasione della consegna del “Premio Cavour” 2015 alla Marina Militare Italiana per i soccorsi prodigati ai profughi e questa riapertura permette al pubblico di prendere visione degli spazi espositivi rimessi a nuovo in cui è allestita la mostra storica, che vede esposti numerosi pezzi provenienti da Palazzo La Marmora, oltre che dalla Fondazione Cavour, dalla Fondazione Sella, dalla Città di Torino.
Tra questi il grande ritratto della Famiglia La Marmora, di Pietro Ayres, il bozzetto bronzeo della statua equestre di Alfonso La Marmora a Torino, una copia del ritratto dello stesso generale voluta dalla regina Vittoria, oltre a opere e oggetti sulla guerra di Crimea.
I nuovi spazi restaurati ospiteranno la sede del prezioso Archivio storico di Camillo Cavour e la Biblioteca intitolata a Emilio Visconti Venosta, già ministro del regno d’Italia ed erede del complesso cavouriano.
Aperta sino a domenica 1° novembre e accompagnata da un piccolo catalogo illustrato (edito da E20progetti), la mostra mette in evidenza lo stretto rapporto di collaborazione ed amicizia che si instaurò tra Camillo Cavour e Alfonso La Marmora, dalla gioventù fino alla loro celebrazione nei monumenti passando proprio per la guerra di Crimea, l’evento che, a metà dell’Ottocento, proiettò il piccolo Piemonte nell’agone delle potenze europee.
Al primo piano dell’edificio è allestita una personale del pittore Tino Aime dal titolo Omaggio a Cavour. |
Documentario su Massimo Sella, il 25 giugno la prima biellese |
Giovedì 25 giugno alle 21,30, il cinema Verdi di Candelo (Biella) ospita la prima biellese del documentario su Massimo Sella "Il piacere del vivere scarno.Selina Sella a Rovigno sulle tracce del padre Massimo. 1923-1943 scienza, musica, fotografia".
La serata è promossa dal Centro Studi Generazioni e Luoghi e dall'Associazione Testimonianze per Massimo Sella. Il film nasce da un progetto di Francesco Alberti La Marmora, che ne cura la regia e il montaggio, con Selina Sella Marsoni. Le immagini sono di Maurizio Pellegrini di Videoastolfosullaluna, il suono di Gonzalo Bavestrello.
Questa presentazione avviene in concomitanza con la mostra “… altre terre, altri mari… Massimo Sella (1886-1959)” (Museo del Territorio Biellese, Biella), ideata e voluta da Selina Sella, che nel film ha il ruolo di narratrice ed esploratrice.
Nel corso degli ultimi mesi si sono tenute due presentazioni non pubbliche: il 22 febbraio per gli amici della Valle Cervo al circolo Valet di San Paolo Cervo, il 25 aprile per la famiglia Sella. Il film inoltre era stato presentato ufficialmente a Rovigno d’Istria il 27 novembre 2014.
Il piacere del vivere scarno: le due patrie di Massimo Sella
Il piacere del vivere scarno è un documentario che ci guida a vedere connessioni tra luoghi e ad ascoltare narrazioni tra generazioni.
Ritrovare la quotidianità di un luogo che si credeva perduto per sempre ci fa passare dalla emozione della riscoperta a un nuovo inizio: i nostri ricordi anziché tingersi di nostalgia diventano intelaiatura ancorata nel presente, pontile proiettato sul futuro da cui altri potrà salpare.
Francesco Alberti La Marmora ha iniziato a raccogliere storie quando aveva vent'anni ed ha imparato che spesso esse vengono tenute in disparte con pudore: dedicarsi alla loro raccolta è come scavare dei canali di irrigazione, le narrazioni così si diffondono e portano cose nuove man mano che si irradiano.
Questo documentario, realizzato grazie alla vivace e intensa narrazione di Selina Sella Marsoni, racconta i venti anni di Massimo Sella a Rovigno (1923-1943): non si può dire di lui ci si fosse dimenticati, ma nei due luoghi dove ha vissuto più a lungo, Rovigno e Biella, manca una visione completa delle attività multiformi di questo scienziato-artista, questo documentario crea un ponte.
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Anderi: "Il film su Massimo Sella come un viaggio nel profondo della memoria" |
Un buon film, generalmente, concentra un certo numero di personaggi in un luogo definito, per raccontare una storia particolare che riesce a risvegliare sentimenti universali. In tal senso Il piacere del vivere scarno, rispettando la sua appartenenza al genere documentario, presenta una struttura esemplare.
Una donna anziana, Selina Sella, ritorna a Rovigno, nell'Istria croata, dove, negli anni Venti e Trenta, ha vissuto la sua infanzia e adolescenza. Scopo della visita è ricordare la figura del padre, Massimo Sella, di origine biellese, che in quel luogo rivestì l'incarico di Direttore dell'Istituto di ricerca bio-marina, lasciando tracce importanti, ancora vive nella comunità rovignese.
Quello che potrebbe svilupparsi come l'onesta celebrazione di un uomo di scienza, si rivela poco a poco un viaggio in profondità negli anfratti della memoria affettiva e storica. Rovigno, nella rievocazione di Selina, è il luogo magico di una spensierata giovinezza, che si percepisce bruscamente violata dalla malattia della madre e dai funesti rivolgimenti della guerra e delle sue conseguenze. Nulla è didascalicamente narrato, ci sono frammenti di ricordo che possono essere fatti parlare, come quando dalla stanza di quella che era stata la casa di Selina, nel tempo trasformatasi in anonimo pubblico ufficio, s'intravede un manifesto sbiadito del generale Tito. Accanto una stanza vuota, la camera di Selina bambina. I due fratelli maschi ci andavano a ballare. Forse c'era una radio. Il tempo è passato, ma sembra di sentire delle voci, che provengono da lontano.
Nelle battute finali, Selina paragonerà la sua esperienza alla discesa di Orfeo negli Inferi allo scopo di ritrovare e riportare in luce Euridice. Lo struggente epilogo del mito ci aiuta a comprendere la natura universale della vicenda particolare di Selina, che ha la rara possibilità di un pellegrinaggio ultraterreno, pieno di dolcezza e ferite, nel passato della sua vita. Il viaggio alla ricerca del padre risveglia ricordi, ridà voce a persone e paesaggi, restituisce un senso a ciò che è stato, riporta l'eco delle emozioni.
Nel racconto, si staglia come personaggio davvero cinematografico Massimo Sella, il padre di Selina, dall'ingegno tanto multiforme da sembrare nato nella fantasia innamorata di una figlia, che nel rievocare sembra davvero tornare ragazzina. Con il cappello e la barba da attore, Massimo ci appare come scienziato originale, ma anche sensibile musicista, fotografo curioso del mondo, spirito di umanista nel suo riflettere sui significati dell'esistenza.
Il viaggio di Selina, inevitabilmente dolce e amaro per la protagonista, regala allo spettatore un'aristocratica immersione nel vivere scarno, come il paesaggio carsico descritto in apertura, una sorta di terra primigenia in cui il mondo si svela senza finzioni. Le riprese, curate da Maurizio Pellegrini, evitando cadute nel pittoresco che il contesto potrebbe suggerire, contribuiscono a rendere naturale lo scambio tra racconto e realtà. La serialità di alcune inquadrature favorisce la confidenza con Rovigno per lo spettatore che percepisce in quel piccolo mondo i segni di un luogo dell'anima.
Davvero, come recita in apertura uno scritto di Massimo Sella, non vi sono luoghi belli o meno belli, ma soltanto cose si amano.
Beppe Anderi |
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