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La Cripta La Marmora nella basilica di San Sebastiano a Biella
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Dal Rinascimento al Risorgimento: i rami Masserano e La Marmora della famiglia Ferrero nella storia della basilica di San Sebastiano a Biella    
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Cenni sulle origini

Le vicende dei Ferrero di Biella si sviluppano nel primo medioevo a partire dai due figli di Besso di Stefano Ferrero: Sebastiano e Gian Enrico.
Da Sebastiano (1438-1519) prende avvio il ramo dei Principi di Masserano, che si succede per 14 generazioni e si estingue nel 1833; mentre da Gian Enrico (1468-1525) discende il ramo dei Marchesi della Marmora che esiste ancora oggi e conta 17 generazioni.
Fondatore della basilica di San Sebastiano a Biella è Sebastiano Ferrero tra il 1500 e il 1540. Uomo politico di spicco, Sebastiano Ferrero è prima consigliere di Stato e tesoriere generale dei Savoia, poi, quando i francesi conquistano il Ducato di Milano, si trasferisce nella città lombarda per assumere gli incarichi di consigliere, tesoriere generale e amministratore delle finanze.
Nel corso dei secoli il legame dei Ferrero di Masserano con il Biellese si attenua progressivamente, fino a quando questo ramo della famiglia si trasferisce in Francia. La lontananza dei patroni della basilica si ripercuote sulla sua manutenzione che continua a peggiorare tanto che, con le vicende conseguenti all’occupazione francese, San Sebastiano cade in uno stato di parziale abbandono.  

1824: San Sebastiano come Altacomba nei progetti dei La Marmora

I La Marmora presenti a Biella, a differenza dei cugini Masserano che vivono a Parigi, si preoccupano della conservazione della basilica e hanno a cuore anche il valore simbolico di questo luogo sacro. Nel 1824, Edoardo La Marmora e lo zio Tommaso Ferrero seguono la corte sabauda nei suoi viaggi in Savoia, dove Carlo Alberto sta concretizzando il progetto di fare del monastero di Altacomba il mausoleo della famiglia. In questa abbazia che si trova in Francia vicino a Aix-Les-Bains, erano stati sepolti conti e duchi di Savoia a partire dal 1200: oggi, tra l’altro, vi riposano l’ultimo re d’Italia Umberto II (1904-1983) e la regina Maria José (1906-2001).
Ispirati da questo esempio, i La Marmora concepiscono l’idea di fare della basilica di San Sebastiano in Biella il mausoleo di famiglia.  

1829-1830: la traslazione da Torino a Biella

Quando la municipalità di Torino nel 1829 decide di chiudere il cimitero di San Lazzaro dove si trovava la tomba della famiglia La Marmora, i fratelli Carlo Emanuele e Edoardo La Marmora colgono l’occasione per organizzare la traslazione a Biella.
Il 1829 è anche l’anno in cui il vescovo Bollati aveva chiesto di allontanare i soldati dalla chiesa di Biella e l’aveva affidata all’ordine dei frati minori osservanti. Proprio allora i La Marmora iniziano il recupero del complesso di San Sebastiano e tra il febbraio e il marzo 1830 avviene l’operazione di traslazione delle salme dei congiunti, condotta da Edoardo.
Da San Lazzaro a Torino a San Sebastiano a Biella vengono così trasferiti i resti mortali della generazione dei La Marmora nati nel ‘700: il conte Filippo, figura di primo piano della diplomazia sabauda del XVIII secolo; Celestino e Raffaella Ferrero della Marmora, genitori di Edoardo e di altri 15 figli; gli zii di Celestino, Giuseppe, Angelo, Luigi, Paolo.
Da Torino sono traslate anche le salme di non pochi bimbi morti in tenera età appartenenti a quelle due generazioni, così come verrà sepolto a San Sebastiano anche il fratello di Edoardo La Marmora, Paolo Emilio, morto prematuramente di malattia.
Due anni dopo, nel 1832, alla morte dello zio Tommaso Ferrero avvenuta a Napoli, Edoardo riesce a ottenere il permesso di trasportarne il corpo a Biella, suggellando in questo modo la prima fase di realizzazione del mausoleo familiare.    

1854: morte di Carlo Emanuele La Marmora. Le iniziative della marchesa Marianna

Nel 1854 all’età di 66 anni Carlo Emanuele La Marmora muore di polmonite a Torino. E’ il primo dei quattro fratelli generali impegnati nelle vicende risorgimentali a morire e a essere seppellito in San Sebastiano. Durante gli anni della guerra di Indipendenza e in quelli successivi, il complesso religioso aveva avuto, per effetto della legislazione, sorti differenti, fungendo ora da ospedale militare, ora da caserma, ora da magazzino per la paglia e dormitorio dei soldati. Soltanto nel 1862 la marchesa Marianna, vedova di Carlo Emanuele, decide di prendere in mano la situazione e chiede a monsignor Losana che nella basilica ci sia il Santissimo Sacramento e s’impegna a pagare personalmente il cappellano, il sacrestano e a provvedere alle necessità della chiesa.  

1855: Alessandro La Marmora muore di colera in Crimea

Nel 1855, Alessandro La Marmora è luogotenente generale al comando della seconda divisione del corpo d’armata inviata in Crimea dove già si trovavano il fratello Alfonso, comandante supremo del contingente sabaudo in Oriente, e altre due persone della famiglia (la moglie di Alfonso e il nipote Vittorio).
Poco dopo l’arrivo Alessandro La Marmora si ammala di colera e muore su un letto da campo a Kadikoi. Viene sepolto nel cimitero degli eroi a Balaklava ma la salma tornerà in Italia nel 1911 e sarà sepolta a San Sebastiano a Biella.

1863: morte di Alberto La Marmora. Quintino Sella e il busto di Vincenzo Vela

Nel 1863, con la morte di Alberto La Marmora e la sua sepoltura a San Sebastiano, inizia una nuova stagione che consolida definitivamente l’immagine della chiesa di Biella come mausoleo di famiglia. Un ruolo importante in questa nuova fase spetta a Quintino Sella che, legato da amicizia ad Alberto La Marmora, nel 1863 si fa promotore, presso il comune di Biella, dell’istituzione di un comitato per la raccolta dei fondi necessari alla costruzione di un monumento funebre per l'amico. Sella si occupa in prima persona del progetto e, nel 1865, l’esecuzione del busto di Alberto La Marmora viene affidata allo scultore ticinese Vincenzo Vela. La scultura verrà collocata a San Sebastiano, dove Sella vorrebbe che fossero sepolte altre personalità di spicco della città, al fine di rendere la chiesa “una specie di piccolo Pantheon biellese”. In realtà, l’idea di Quintino Sella non decollerà ma la famiglia La Marmora continuerà a occuparsi della chiesa negli anni successivi con una serie di interventi di restauro.

1876: commemorazione della moglie di Alfonso La Marmora, Jane Bertie Mathew e l’incarico a Tabacchi

Nel 1876, dopo la morte della moglie Giovanna Bertie Mathew, Alfonso La Marmora compie alcuni gesti simbolici forti per celebrarne la memoria: innanzi tutto fa generose elargizioni benefiche nel nome della sposa; in secondo luogo commissiona a uno dei più importanti ritrattisti del tempo, Michele Gordigiani, un suo ritratto. Infine commissiona allo scultore Odoardo Tabacchi opere destinate a essere poste in San Sebastiano a Biella: una scultura della moglie e un portale monumentale per la cripta La Marmora.

1878: morte di Alfonso La Marmora a Firenze

Alfonso La Marmora lascia scritto nel proprio testamento di voler essere sepolto nella cripta di San Sebastiano a Biella e, negli ultimi anni di vita, finanzia, insieme con altre opere benefiche, il restauro e l’abbellimento del complesso religioso.
Muore a Firenze nel 1878 pochi giorni prima del Re Vittorio Emanuele II, e per questo la sua scomparsa passa quasi inosservata nelle cronache dell'epoca.

1911: traslazione della salma di Alessandro La Marmora dalla Crimea

Il compimento del progetto dei La Marmora di trasformare San Sebastiano in Biella nel luogo culto degli antenati avviene nel 1911 con la traslazione della salma di Alessandro La Marmora dalla Crimea dove era morto di colera nel 1855. Il rientro in Italia delle spoglie del fondatore dei Bersaglieri è un evento seguito con una copertura mediatica eccezionale per l’epoca e segna il massimo successo di quella “strategia” familiare che, dal Risorgimento ai primi del Novecento, la famiglia La Marmora mette in atto per dare alla propria memoria una rilevanza pubblica. Con l’arrivo di Alessandro, la cripta di San Sebastiano diventa il luogo simbolico dove si chiude l’epopea risorgimentale dei Ferrero della Marmora e dove il vissuto familiare viene ufficialmente consegnato alla Storia.

Da tutto il mondo a Biella

La storia della cripta di famiglia nella chiesa di San Sebastiano in Biella testimonia quanto i La Marmora abbiano avuto a cuore le loro radici biellesi nel corso della storia. Per realizzare il loro progetto di un mausoleo di famiglia a Biella, non esitano infatti a organizzare, in tempi in cui non esistevano certo i mezzi odierni, la traslazione delle salme dei loro avi e congiunti da diverse località d’Italia e del mondo. I La Marmora deceduti nel Settecento vengono portati a Biella da Torino, Alfonso La Marmora, morto a Firenze, e Tommaso Ferrero, scomparso a Napoli, saranno fatti rientrare a loro volta nella città piemontese. L’apoteosi si avrà però nel 1911 con il rimpatrio dalla Crimea a Biella della salma di Alessandro La Marmora, fondatore dei Bersaglieri .
 

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