Marilina Cavazza Alberti La Marmora (1912-2011) |
Il 12 maggio 1945 sposa Guglielmo Mori Ubaldini degli Alberti La Marmora
Marilina nasce a Bologna il 12 novembre 1912 da Filippo Cavazza ed Elvira Belgrano. Suo padre, entomologo e zoologo, è il maggiore dei tre figli del conte Francesco Cavazza. Banchieri dalla fine del Settecento, i Cavazza hanno in Francesco e sua moglie Lina Bianconcini, nonni di Marilina, due protagonisti innovatori e anticonvenzionali della vita bolognese. Francesco fonda l’istituto per i ciechi e contribuisce con le sue sostanze a numerose iniziative. Sua moglie Lina Bianconcini è una dei maggiori ispiratori del movimento di riscoperta del valore dell’artigianato che prese il nome di Æmilia Ars. Lina Bianconcini è anche l’inventrice, durante la prima guerra mondiale prima e poi in occasione del terremoto di Messina, di una rete di collegamento fra le famiglie e i militari al fronte che in breve tempo assume il peso e la dimensione di una vera istituzione con il nome di Ufficio Notizie. Questa nonna così intraprendente fu molto presente nell’educazione della nipote e Marilina ha sempre attribuito a lei un ruolo fondamentale di guida ed esempio. Marilina infatti fin da giovane dimostra una forte sensibilità per le attività di solidarietà ed è portatrice di un saldo antifascismo anch’esso vivo in famiglia: suo padre Filippo è membro del comitato di liberazione di Bologna e nella sua casa dà rifugio a più di 3.000 ebrei. Matura nel corso dei suoi studi bolognesi un interesse per i temi dell’educazione e della pedagogia e per coltivarli, nel 1942 si trasferisce a Ginevra dove segue i corsi di Jean Piaget. Fin da allora nutrirà il desiderio di poter fondare essa stessa una scuola. Nel corso degli anni Trenta era avvenuto un primo incontro con Guglielmo Alberti La Marmora il quale più tardi si trasferirà in Svizzera, a Friburgo, dove entrerà a far parte dei circoli intellettuali antifascisti italiani e darà vita una rivista in italiano pubblicata in Ticino insieme a Gianfranco Contini. In quel contesto avverrà un nuovo incontro tra Guglielmo e Marilina che diventano marito e moglie il 12 maggio del 1945. Durante quegli anni in Svizzera, lei e il marito partecipano al clima di fervore intellettuale che a Friburgo, vede uomini del calibro di Gianfranco Contini, Adriano Olivetti e Luigi Einaudi prepararsi a svolgere ruoli di primo piano nell’Italia democratica. Rientrati in Italia, Guglielmo e Marilina si stabiliscono a Firenze dove il 1946 e il 1950 nascono Giulia Benedetta, Natalia e Francesco. Accanto all’educazione dei figli, Marilina continuerà a sviluppare attività legate alla pedagogia sia insegnando presso scuole private, sia mettendo il proprio tempo e la sua perfetta conoscenza delle lingue a disposizione di programmi di aiuto ai cittadini di quello che allora si chiama il Terzo Mondo. Di fede cattolica salda, riconosce il suo apostolato in quello che negli anni Sessanta è il cattolicesimo del dissenso. Vicina a padre Balducci e alla sua rivista “Testimonianze”, partecipa in prima persona all’esperienza della parrocchia di don Mazzi all’Isolotto, è vicina a don Silvio Politi, prete operaio che opera nel porto di Viareggio, così come alla comunità di don Luigi Rosadoni alla Nave a Rovezzano. Contribuisce inoltre con suo marito alla nascita della prima Fraternità del padre Charles de Foucauld che era allora coordinata dal giovane sacerdote bolognese don Arrigo Chierigatti. Nel maggio nel 1964 il marito Guglielmo muore per un ictus, colpita gravemente da questo lutto, inizia per Marilina un periodo di gravi difficoltà. Decide nel 1965 di lasciare Firenze e trasferirsi a Biella, dove abitualmente la famiglia passava parte dell’estate a palazzo La Marmora al Piazzo, e qui poco a poco ritroverà la consueta energia e l’entusiasmo. A Biella si fa promotrice dell’avvio dello scoutismo femminile che allora non esisteva in città. Il suo impegno cattolico la vede presente nel momento in cui prederanno forma innovative e feconde esperienze di ecumenismo come il gruppo che si riunisce a san Filippo attorno a padre Bendotti o le prime mosse della comunità di Bose a Magnano. Negli ultimi anni si divide tra Biella e Ravenna, dove vive una figlia. Da giovane aveva compiuto dei viaggi negli Stati Uniti e aveva mantenuto per via epistolare numerosi rapporti con persone incontrate durante le sue visite. Negli anni Settanta in conseguenza delle sue relazioni americane, è incaricata dalla Jaca Book di tradurre il libro “La lunga solitudine” di Dorothy Day. Marilina aveva una grande ammirazione per questa donna, rivoluzionaria e anarchica, che, divenuta cattolica, aveva fondato il movimento “The catholic worker”, un gruppo che svolge ancora oggi la propria attività di solidarietà e difesa dei diritti dei lavoratori e delle minoranze soggette a discriminazione. Nel novembre del 2000 si tiene a Biella una conferenza dedicata alla Day e l’allora direttore del Catholic Worker, Tom Cornell, comunica di aver affidato a Marilina la traduzione del libro “Dei pani e dei pesci” di Dorothy Day per il 2002. Il 16 marzo del 2001 si tiene a palazzo La Marmora un convegno nazionale promosso dal Centro Studi Piero Gobetti di Torino su Guglielmo Alberti e i cui atti, insieme a numerosi altri scritti, sono stati pubblicati da Mazzotta Editore nel 2006. Per Marilina questo riconoscimento pubblico nazionale del valore dell’opera letteraria del marito è un momento di grande emozione e gratificazione. All’inizio dell’estate del 2001 compaiono dei problemi di saluti che si aggraveranno fino alla morte, avvenuta in casa a Palazzo La Marmora, il 26 agosto di quello stesso anno. Poche settimane dopo, l’11 settembre, la sorella di Marilina, Flavia Cavazza, di dodici anni più giovane, verrà colta da ictus e morirà il 13 settembre. Marilina Cavazza Alberti La Marmora è sepolta a Torino nella cappella di famiglia.
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